Salone di Ginevra 2014: ecco cosa è stato per noi

 

Luci a giorno. Giornalisti affrettati. Curiosi sognanti. Sorrisi brillanti, fondischiena da urlo. E ovviamente loro. Le protagoniste. Automobili. Automobili ovunque. City-car, concept, roadster, supercar, suv, berline, cabrio. Tutto. Per i bambini, il paese dei sogni è Disneyland. Per noi oggi i balocchi sono qua, a Ginevra.

Lo sguardo non sa dove concentrarsi. Bisogna compatirlo, abituato com’è a

infinite sfilate di economiche utilitarie, spesso mestamente incidentate. Qua una Aston Martin. Lì una Koenigsegg. Più avanti una McLaren e, subito attaccata, la distesa delle Porsche. Tutti miti, tutti tirati a lucido nel garage dei sogni su Gran Turismo.

Ma questa è la realtà e la si tocca con mano.

Ci sorprendiamo infatti a esaltare l’infinita cura dei dettagli in una versione ad personam della Lamborghini Aventador, col particolare della struttura della molecola di carbonio ripetuto svariate volte lungo tutta la scocca. O a sottolineare come, su vetture come la Pagani Huayra, leggerezza e potenza si possano fondere dando vita ad un esemplare capace di esaltare sia l’una che l’altra caratteristica. O, ancora, sulla neonata Renegade, come l’italiana Fiat possa tranquillamente coesistere con la statunitense Jeep, creando una piccola che saprà esaltare lo stile tipicamente italiano e la forza a stelle e strisce.

La passione che si respira è palpabile e non stupisce notare personalità come Ron Dennis o Stephan Winkelmann parlottare con una schiera di giornalisti. Passione che, di anno in anno, sembra incontrare sempre di più il gusto del mondo arabo, con corrispondenti e ipotetici clienti pronti a invadere le più rinomate postazioni, a partire da quella proposta dalla regale Rolls-Royce.

 

In un clima così informale è però alto il rischio di perdersi qualcosa, con la conseguente sensazione di lasciare il Salone con un forte sapore agrodolce in bocca.

La troppa foga nell’assaporare ogni singolo particolare porta a soffermarsi più del dovuto sulle finezze della nuova Alfa 4C Spider o sulla sempreverde Maserati Quattroporte, avvicinando pericolosamente le lancette dell’orologio al triste momento dell’addio.

Mentre diamo il benvenuto alla futuristica Citroen C4 Cactus, ci accorgiamo che son passate quasi sette ore dal nostro arrivo al Salone. Ginevra, tornare l’anno prossimo è d’obbligo.

Davide Brugali