La Fisker Karma è sicuramente una delle più belle berline a quattro porte prodotte negli ultimi decenni. In più, è anche in grado di abbinare a forme decisamente magnifiche ad un’anima verde, dato che sotto la sua carrozzeria si nasconde un’architettura EREV, dove l’unico compito del motore a benzina è quello di ricaricare le batterie nel momento in cui queste saranno scariche.
Tuttavia, tutte queste caratteristiche e la presenza
di investitori importanti (come, per esempio Leonardo Di Caprio), non sono state sufficienti per evitare la bancarotta a Fisker. In più, occorre precisare che durante la sua breve storia, la casa fondata dal designer Henri Fisker ha avuto una discreta sfortuna.
I primi esemplari di Karma soffrivano di un problema all’elettronica di bordo, per il risolvere il quale fu indetto un massiccio richiamo. Successivamente, l’uragano Sandy del 2012 danneggiò in modo irrecuperabile circa 300 Karma in attesa dell’imbarco al porto del New Jersey (se si tiene conto che le Karma prodotte fino a quel momento erano appena 1’000 in totale, il danno non era indifferente). in fine, a peggiorare ancora la cosa, arrivò il fallimento dell’azienda che forniva le batterie, senza le quali, chiaramente, la berlina americana non poteva funzionare.
Quindi, il susseguirsi di tutte queste vicende, ha portato allo stop della produzione della Fisker Karma negli stabilimenti finlandesi Valmet dove veniva prodotta, all’abbandono dell’azienda da parte del suo co-fondatore Henri Fisker ed alla messa in vendita del marchio. Ora, come riportato da “USA Today”, il marchio Fisker è stato acquistato dal gruppo cinese Wanxiang, attraverso la sua società Wanxiang America.
Probabilmente, il nome non vi dice nulla, ma vi basta sapere che Wanxiang è una società cinese leader mondiale nella costruzione di componenti per auto. Fisker è stata acquistata per un totale di 109 milioni di Euro. Per ora, i neo-proprietari asiatici della casa statunitense non hanno emesso alcun comunicato stampa ufficiale. Speriamo solo che si limitino a riprendere la produzione lì da dove si è bloccata, senza stravolgere quando di buono fatto fin’ora.