A Marzo 2007, ricorderete che Ford ha ceduto Aston Martin ad un consorzio di investitori che faceva capo a David Richards (personaggio con esperienze in Prodrive ed in WRC) ed a John Sinder (famoso collezionista del marchio inglese) in accordo con un fondo di investimenti del Kuwait che ne ha poi acquisito la maggioranza con il 64% delle azioni.
Ora, la Dar and Adeem Investment Co. (questo il nome del fondo) ha deciso di cedere la totalità delle sue azioni, cedendo così di fatto il controllo del celebre marchio inglese. Stando a quanto riportato
da “Bloomberg“, gli interessati all’acquisto non mancherebbero e sarebbero addirittura due. I primi sono gli indiani di Mahindra&Mahindra, il cui interesse sarebbe però frenato dalla cifra richiesta per il 64% delle azioni, ben 800 milioni di Dollari.
Anche il direttore del brand Aston Martin, Janette Green, si è espressa sull’argomento, dicendo che Dar non è intenzionata a cedere la sua partecipazione a Mahindra. Dall’altra parte, il portavoce indiano Roma Balwani non ha voluto commentare queste indiscrezioni (e, in genere, quando non si smentisce, c’è sempre qualcosa che bolle in pentola…). Tuttavia, la ragione per cui la Dan Investment non ha intenzione di cedere Aston Martin agli indiani non va ricercata in un capriccio di questi ricchi kuwaitiani, ma molto più semplicemente nel voler garantire un futuro più certo a questa celebre casa britannica.
Per questo, si ritiene che l’acquirente perfetto debba avere alle sue spalle un grande gruppo e, guarda caso, qui compare il nome di Toyota. La casa giapponese infatti, avrebbe già compiuto un’indagine preliminare quest’estate, senza però giungere a nessuna conclusione. Shino Yamada, portavoce Toyota, è stato interrogato sull’argomento ed anche lui non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito (vale lo stesso discorso di sopra…).
Aston Martin, quindi, ha bisogno di un grande gruppo alle spalle per restare competitiva nel suo segmento. Niente di più vero. Tutte le vetture attualmente in gamma si basano sulla piattaforma VH sviluppata da Ford e, nonostante gli ingegneri della casa inglese tentino di aggiornarla il più possibile, anche una signora di 70 anni con un lifting resta sempre una signora di 70 anni. I costi di sviluppo di una nuova piattaforma per un costruttore così piccolo costituiscono una montagna insormontabile, mentre sarebbero quasi normalità per Toyota.
Attualmente, se vi dico che le Aston Martin sono nettamente inferiori alla concorrenza (pur restando bellissime) scopro l’acqua calda. In più, i vertici dell’azienda sembrano non avere l’esperienza necessaria per portare avanti un progetto del genere: basta pensare al family-feeling fin troppo marcato o l’errore della Virage, praticamente un doppione all’interno del listino ritirato dal mercato appena un anno dopo la sua presentazione.
Personalmente, riteniamo essenziale l’acquisto da parte di Toyota, mentre gli indiani di Mahindra&Mahindra ci sembrano una scelta troppo azzardata. Chissà, magari poi ci sbagliamo, soprattutto se guardiamo al mezzo miracolo che gli altri indiani di Inghilterra (quelli di Tata) hanno fatto con Jaguar e Land Rover…