Essendo un blog automobilistico, generalmente non affrontiamo queste tematiche, vuoi perché non ne abbiamo le competenze (molti altri non le hanno, ma ne parlano lo stesso…), vuoi perché ne parla già tantissima altra gente. Tuttavia, anche noi di Motori24 decidiamo oggi di parlare del forte sentimento anti-giapponese che sta sempre più aumentando in questi giorni in Cina, a causa delle contesa territoriale tra i due Paesi asiatici circa le isole Senkaku, che possiedono giacimenti di gas e petrolio.
In questi casi, come sempre, la violenza è sempre qualcosa da condannare, specialmente quando questa va oltre a certi limiti. Un esempio, infatti, ci arriva dal campo che
più ci compete: Honda, Nissan e Toyota sono state costrette a chiudere i loro impianti ed addirittura alcune concessionarie in Cina, a seguito di alcuni violenti attacchi. Tuttavia, il popolo cinese è molto affamato di nuove automobili, perciò, la loro attenzione passerà su auto di case provenienti da Paesi con cui la Cina, per ora, non ha alcuna disputa.
Non c’è da sorprendersi, dunque, se la quest’anno la quota dei marchi tedeschi supererà quella di quelli giapponesi (22.5% contro 22%). L’agenzia internazionale Bloomberg ha intervistato alcuni cittadini cinesi e non sono pochi quelli che, come Sherry Wang, ha paura di guidare la sua Toyota Camry di appena due anni, in quanto esiste il serio pericolo di essere preso di mira dai manifestati per nessun motivo valido.
Inoltre, nelle scorse ore è stata presa di mira anche la Cadillac dell’ambasciatore statunitense (forse non gli è chiaro che la Cadillac non è giapponese). Infine, si stima che il profitto di Nissan calerà del 30%, quello di Honda 15% e quello di Toyota del 17%. Un’altra cosa che i dimostranti non sembrano capire (del resto non mi sorprende affatto) è che tutte queste case realizzano le loro auto in join-venture con dei costruttori locali. Il tutto, quindi, si ripercuoterà negativamente anche su delle realtà cinesi. Speriamo solo che il tutto finisca al più presto. Potete vedere dei video degli scontri qui sotto.