Il team Mercedes, Campione Costruttori |
L’avevamo scritto: solo il duello Hamilton-Rosberg avrebbe potuto salvare il Gp di Sochi dalla noia. Ma, complice l’errore del tedesco in fondo al primo rettilineo, anche questa battaglia si è giocata più a parole nelle interviste che nei fatti. E così gli unici sussulti in mezzo alla gara più anonima della stagione sono venuti dall’impossibile rincorsa di Rosberg al compagno di team, conclusosi già al 30esimo giro col sorpasso sull’ottimo Valtteri Bottas su Williams, ieri l’unico capace di sfidare le sempre imprendibili monoposto di Stoccarda.
Grazie all’ennesima doppietta, il team tedesco ha così
conquistato il primo, storico titolo Costruttori della propria storia, con una stagione dominata sin dalla gara inaugurale in Australia.
Un successo per certi versi annunciato dai riscontri dei test invernali, col team indubbiamente a proprio agio su ogni tracciato e con una coppia di piloti dalla provata esperienza.
Ma i punti chiave del successo, al di là dell’ottima coppia, sono altri.
La power unit, innanzitutto. Ieri il primo pilota non motorizzato Mercedes è stato il sesto Fernando Alonso, ormai chiaramente ai titoli di coda con la lenta e imbarazzante Ferrari dei giorni nostri. Alcune indiscrezioni provenienti dal box Lotus, che l’anno prossimo abbandonerà il propulsore Renault a favore proprio di quello Mercedes, raccontano di un gruppo motore tedesco più leggero di quello attualmente in dotazione di 18 chili, che si quantificherebbe in un vantaggio di 1,4 secondi a giro. Guarda caso più o meno la differenza tra le Mercedes e gli inseguitori “normodotati”.
Ma difficilmente, anche con un power unit ancora più performante, il titolo Costruttori sarebbe arrivato senza l’altra chiave di successo del team: un’accurata organizzazione interna. All’indomani del difficile biennio Brawn–Schumacher, la cura è stata piuttosto semplice: persone giuste al posto giusto. E così ecco Toto Wolff Team Principal, il tre volte Campione del Mondo Niki Lauda Presidente e l’ex Ferrari Aldo Costa Responsabile del telaio, con compiti suddivisi in maniera netta e inappellabile. E così sono arrivate le vittorie.
Un decisionismo e una veduta di insieme che, purtroppo, paiono non ricordare molto quelli di casa Ferrari.