I signori del tabacco esclusi dal motorsport. Giusto così?

Già da diversi anni, alle industrie del tabacco è stato fatto divieto di sponsorizzare qualsivoglia evento sportivo, motorsport compreso. Ma siamo sicuri che sia stata veramente una scelta ben ponderata? Ancora oggi, non riesco a dare una risposta a questa domanda. Evitando questo genere di sponsorizzazioni, si ha realmente contribuito a diminuire il numero di persone che hanno iniziato a fumare?

Difficile rispondere anche qui, ma sono sicuro che
chi negli anni passati ha deciso per questo divieto oggi rivedrebbe – almeno in parte – le sue posizioni, per vari motivi che tenterò di illustrarvi. Proprio nel periodo in cui ai giganti del tabacco era consentito di sponsorizzare un qualsivoglia evento, il motorsport mondiale ha conosciuto i suoi picchi di popolarità. Non vorrei passare come eccessivamente venale, ma sapete meglio di me che le industrie del tabacco avevano una valanga di soldi da spendere.

I loro investimenti nel motorsport hanno permesso un’impressionante crescita del livello competitivo in pochi anni, specialmente in Formula Uno. Infatti, non c’è alcun dubbio che proprio la F1 ha raggiunto il livello di popolarità di cui goda tutt’ora anche grazie a questo genere di pubblicità. Probabilmente, se John Player Special non avesse mai sponsorizzato Lotus, saremo decenni indietro sul tema dello sviluppo aerodinamico. Stessa cosa – ma per quanto riguarda l’elettronica – vale per il binomio Williams-Camel.

La seconda ragione per cui bisognerebbe rivedere le modalità di questo tipo di sponsorizzazione è legata ai piloti: quando squadre come Ferrari o McLaren potevano contare sul supporto miliardario di Marlboro, queste erano praticamente libere di ingaggiare chi desideravano e non – come avviene ora – il Chandok di turno, tipico esempio di pilota che riesce a sedersi su una monoposto solo perché è portato in grembo da sponsor pronti a spendere milioni di Euro pur di appiccicare il loro adesivo su una Formula Uno. Di sicuro questa non sarà la soluzione ideale per eliminare questo tipo di piloti, ma sicuramente ne rallenterebbe il fenomeno.

Poi c’è un’altra ragione per cui sarebbe “bello” rivedere le industrie del tabacco nel motorsport, ragione che viene più dal cuore che dal cervello: le livree delle auto. Come dimenticarsele? McLaren Marlboro, Lotus John Player Special, Porsche e Williams Rothmans, Benetton Mild Seven. Davvero impossibile scordarle. Ora cosa abbiamo? Bibite energetiche, banche e fondi di investimento. Decisamente più noiose, e non solo per i colori.

Oggi sarebbe impossibile anche solo ipotizzare un rientro dell’industria del tabacco nel motorsport, lo so benissimo anche io. Perciò, prendete questo mio articolo come una semplice riflessione sul tema, nulla di più. Mi piacerebbe anche sapere la vostra opinione in merito: potete scriverla qui nei commenti o mandarmi una mail a info@motori-24.com