Lamborghini e Maserati fuori dall’Iran

A meno che non viviate in un ingloo alle pendici della catena montuosa dell’Himalaya, vi sarete certamente accorti che negli ultimi anni l’Iran vive rapporti abbastanza difficoltosi con quasi tutto il resto del mondo a causa delle sue politiche non proprio democratiche.

Contro questo Paese mussulmano si sono schierate anche diverse case automobilistiche: da tempo, infatti, Daimler non vende più sul suolo iraniano, così come si sono ritirate Toyota, Porsche ed il gruppo Peugeot-Citroen. Oggi, è apparsa la
notizia che seguono a ruota i loro concorrenti anche Maserati e Lamborghini. A dirla tutta, comunque, la decisione delle case italiane non è stata presa in totale autonomia, ma su impulso della semi-sconosciuta organizzazione UANI (United Against Nucler Iran, uniti contro l’Iran nucleare).

Questa organizzazione fa capo a Marc Wallace, ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite ed in tutti questi anni si è impegnato a scoprire quali aziende operassero sia sul suolo americano, sia su quello iraniano, mettendole così sotto pressione attraverso i media e, di conseguenza, davanti alla decisione di scegliere tra l’uno e l’altro mercato.

Ora, diciamoci la verità: secondo voi, brand come Lamborghini, Maserati o Porsche hanno abbandonato l’Iran per a causa delle sue politiche pro-nucleare? Mi piacerebbe tanto fosse così (e spero tanto possa esserlo), ma mi riesce difficile immaginarlo. Meglio rinunciare a poche decine di vetture all’anno (in Iran le vendite di certo non erano elevate) che apparire sotto cattiva luce in uno dei mercati più importanti del mondo (quello statunitense).

La stessa cosa, per esempio, potrebbe valere per la Cina: qui non ci sono manie nucleari (speriamo), ma come la mettiamo con la condizione di schiavitù dei lavoratori, della mancanza di ogni libertà degna di uno Stato moderno? Qui, purtroppo, ci sono troppi interessi in ballo, e finirei per dilungarmi in argomenti che proprio non c’entrano nulla con Motori-24